di Marius Kaup
41 ANNI FA SBARCAI PER LA PRIMA VOLTA IN SARDEGNA.
La pista di atterraggio era una pista di polvere, il terminal piccolissimo. I voli diretti erano rari tanto quanto la propulsione a reazione. Il bagaglio arrivava in ritardo o per niente. Le strade erano asfaltate solo all’interno del capoluogo. Ad di fuori della cittá i carri venivano trainati dai buoi e dagli asini su strade sterrate – ad eccezione di alcune macchine degli anni ’70. Spesso era necessario fare pause più lunghe, se uno dei tanti greggi di pecore attraversava la strada. Per un percorso che oggi dura 45 minuti di auto, erano necessarie oltre tre ore di guida.
LA POPOLAZIONE VIVEVA ESCLUSIVAMENTE DI ALLEVAMENTO E AGRICOLTURA,
soprattutto le pecore erano molto più comuni degli umani. I pastori conducevano una vita nomade, trascorrevano le loro serate in “pinette” lontane (antiche costruzioni pastorali sarde), costruite in pietra e legno di ginepro, per cena mangiavano pecorino e pane carasau. Quella che oggi, per molti soldi, viene venduta come consapevolezza e concezione del „vivere il momento“ nella sempre piú crescente industria dell‘ “auto-aiuto” di ció che si ritiene spirituale, brillava nella sua essenza più pura negli occhi scuri, profondi e scintillanti di questi pastori, in cui ci si poteva letteralmente specchiare. In essi, il tempo si é perso.
LE FORESTE E LE SPIAGGE DELLA SARDEGNA AVEVANO UN CARATTERE MISTICO.
Quando si camminava su una spiaggia incontaminata, i piedi creavano un fischio leggero, da quanto essa era fine e vergine. Come se qualcuno stesse chiamando dolcemente dall‘aldilá, così che spaventati ci si volta, rendendosi poi conto che non c’è nessuno. Nel silenzio infinito del paesaggio sardo e dei suoi boschi, si potevano sentire i fantasmi sussurrare, ombre e figure camminare e si poteva dare uno sguardo nell’immensa profondità della propria esistenza umana. È a questa sconfinatezza delicata e silenziosa, che puó essere al contempo una benedizione e maledizione, che l’uomo brama sempre nel suo immanente bisogno di espansione e nel suo desiderio di oltrepassare i propri limiti. Ma altro non teme che perdersi in questa sconfinatezza.
COSTRUITA SU GRANITO DURO.
Per me, la Sardegna, questa isola di oltre 500 milioni di anni con oltre 150.000 anni di storia, rappresenta quel misticismo magico, che oggi viene ricordato più che mai. Perché in esso si nasconde il nucleo dell’esistenza umana, che dovrebbe essere riscoperto, se si spera di reindirizzare lo sviluppo dell’umanità in una direzione che non è autodistruttiva ma autosufficiente. Sebbene quest’isola fosse arretrata di decenni rispetto al resto dell’Europa, anche qui il progresso non si fermó.
Le coste vennero presto completamente edificate. Dove prima sorgeva un’unica casa su una spiaggia lunga 16 chilometri, ben presto apparirono decine di migliaia di case. Le zone paludose con le rane vennero prosciugate, le dune si ritirarono, la struttura delle spiagge cambió. Non era piú possibile udire alcun fischio. Anche le piccole strade polverose lasciarono presto posto alle strade asfaltate. Il traffico aumentó e vennero costruite strade simili alle autostrade. Sembrava quasi che le fate delle foreste si fossero ritirate nel cuore dell’isola. Cosí come nella storia della Sardegna, anche questa volta i conquistatori dell’isola arrivarono dal mare. Questa volta sotto forma di turisti affamati di sole, che rinominarono l‘isola i „Caraibi d’Europa“ a causa delle sue spiagge uniche. Se solo sapessero com’era una volta! Chi rinuncerebbe al paradiso per i Caraibi? La Sardegna, e questo è l’assurdo, è ancora considerata una delle isole più incontaminate del Mediterraneo e dell’Europa. Tuttavia, serve come esempio di un processo che l’umanità ha fatto avanzare alla velocità della luce negli ultimi 40 anni:
L’ALIENAZIONE DA SE STESSI.
Il concetto di alienazione, sia socialmente che individualmente psicologicamente interpretato, risale ai tempi di Aristotele. Nel 1955, Erich Fromm lo inserisce nel contesto della società moderna nel suo libro “Psicoanalisi della societá contemporanea”. In origine, si riferiva principalmente all’industrializzazione e alle conseguenze ad essa connesse. Le condizioni di lavoro nell’industria hanno portato ad un’alienazione senza precedenti, che in seguito ha solo accelerato la società dell’informazione e dei servizi e si è poi estesa all’intera esistenza umana, compreso il tempo libero dell’uomo. Il viaggio si è trasformato in una vacanza, e quest’ultima andava a compensare una vita quotidiana fortemente alienata, non importa se si trattava di un viaggio all-inclusive o con zaino in spalla.
IL MODELLO DI COMPENSAZIONE NELLA SOCIETÀ È ANDATO DI PARI PASSO CON UN MODELLO DI CONSUMISMO SEMPRE PIÚ CRESCENTE.
Tutto ció che era necessario, veniva incorporato. La crescita sembrava senza limiti, anche se non era necessario conoscere oggi i limiti delle risorse terrene. Paradigmi come “più è meglio”, “crescita illimitata (negazione della morte)” e il focus sull‘ego del principio dell’homo oeconomicus sono stati comunemente postulati come verità implicite e applicati alla progettazione di tutti i sistemi sociali, politici, economici e persino scientifici. Un sistema finanziario quasi completamente sganciato dall’economia reale ha fatto il resto.
DI FRONTE ALLE IMMENSE SFIDE CHE DEVE AFFRONTARE L’UMANITÀ,
oggi sembra assolutamente ridicolo sottolineare il cambiamento del suono della sabbia, la scomparsa della foresta mistica o i cambiamenti percepiti nella struttura della superficie dell’acqua. Oggi, le questioni ambientali, sanitarie, economiche e politiche sono così numerose; che è difficile fare un elenco che possa avere una fine: disastri ambientali, mezzi di sussistenza contaminati, rifiuti di plastica negli oceani, radioattività, esposizione alle radiazioni dei telefoni cellulari, siccità e povertà idrica, guerre, rifugiati, concentrazione di capitale, globalizzazione, digitalizzazione, intelligenza artificiale, sovrappopolazione, scarsità di risorse, un enorme aumento di malattie della civiltà e malattie mentali, decadimento delle strutture sociali (familiari), social media, ecc. L’elenco potrebbe continuare all’infinito.
SI POSSONO OSSERVARE QUESTE SFIDE GLOBALI DA VARIE PROSPETTIVE:
dal punto di vista della biologia, della psicologia, della filosofia, della fisica, delle scienze sociali, dell’antropologia, ecc. Soprattutto il mondo occidentale ama l’analisi orientata alla mente, presumibilmente oggettiva mediante la scienza, per affrontare le sfide del mondo della vita. Il non plus ultra è la mente capace di distinguere e le sue capacità. Spesso si scompone anziché integrare, si oggettiva invece di garantire la soggettività come principio valido. A quali conseguenze tutto ció puó condurre, si puó notare in molti tentativi di trovare soluzioni politiche. Spesso sembra che non si veda più la foresta, tanti sono gli alberi.
OGGI SIAMO TECNICAMENTE E SCIENTIFICAMENTE SVILUPPATI COME MAI PRIMA D´ORA.
Ma qual è la base di questo grattacielo? La mente non è si é resa indipendente ormai da molto tempo? Non vediamo questo nell’aumento delle malattie mentali attraverso uno stile di vita digitalizzato? Abbiamo davvero bisogno dell’intelligenza artificiale di un robot per dirci che in questo mondo non siamo più necessari? Siamo stati battuti dalle nostre stesse armi? L’umanità sembra essere al vertice del suo sviluppo tecnico e scientifico, eppure non c’è mai stato un disorientamento interiore e un’incertezza nella storia umana più grandi di quanto lo siano oggi; tutto ció si unisce al potenziale pericolo, che ogni singola persona possa sconvolgere il mondo premendo semplicemente un pulsante.
DIAMO DUNQUE UN´OCCHIATA ALLE SFIDE MENZIONATE DA UN PUNTO DI VISTA ESISTENZIALE E DA UNA PROSPETTIVA SOGGETTIVA.
Dove sono i leader e le persone in posizioni di potere, che, nella migliore delle ipotesi, non hanno imparato la responsabilitá personale come postulato morale, ma l’hanno sperimentata? E precisamente da un‘esperienza esistenziale personalmente acquisita, che scaturisce solo dalla vita stessa e da nessuna scienza così tanto coltivata: né dall`economia, né dall’insegnamento di leadership nel campo delle scienze sociali e nemmeno dalla psicologia o dalla fisica (quantistica). Dove sono le persone che possono trovare una risposta al concetto di “io” in “sé stessi” perché hanno affrontato la piccola e la grande morte per aprirsi alla vita? La piccola morte come le mille morti, delle quali ognuno di noi muore quando deve rinunciare a elementi della sua personalità: alla propria casa, macchina, barca, matrimonio o ai propri soldi. La grande morte come la completa dissoluzione dell’identità dell’ego, che può sembrare una vera e propria morte. Dove sono le persone che possono ancora odorare, assaporare, sentire, vedere e sentire questo “io”? Questi individui desiderano mantere attivi, chiari e puri i loro cinque sensi attraverso una dieta consapevole, attraverso esercizi per il corpo, respirazione, concentrazione e meditazione, perché hanno il contatto con questo “io”. Non per entrare nella storia come il prossimo guru dello yoga e della meditazione, ossia non per sperimentare un apprezzamento dell’ego, ma perché hanno scoperto l’infinito in loro stessi, che li lega a tutto e di fronte al quale non si vogliono chiudere tramite il frastornamento dei loro sensi.
LE PERSONE IN POSIZIONI CHIAVE DI LEADERSHIP NELLA NOSTRA SOCIETÁ SONO DIVENTATE INDESCRIVIBILMENTE POTENTI
eppure si ha l’impressione, che proprio questi individui si aggrappino malati e convulsi alla propria identità dell’Io e che quindi non abbiano assolutamente la sovranità sulla propria mente, sulle proprie emozioni o sul proprio corpo. Come è noto, la percentuale di malattie mentali tra le persone in posizioni di comando e potere è particolarmente elevata – si dice spesso che abbiano strutture di personalità narcisistiche.
OGGI UN MANAGER È PIÚ SPESSO UN AMMINISTRATORE DI UNA PERSONALITÁ IN POSIZIONE DI COMANDO.
L’alienazione dell’uomo da sé stesso non riguarda più il “cambiamento” o la gestione, figuriamoci poi della “gestione del cambiamento”. Assurdo é il voler gestire il costante cambiamento della vita! Fisicamente parlando: forse ancora possibile a livello di particelle, semplicemente impensabile a livello complessivo. Un tale approccio è così fuorviante perché nega implicitamente l‘esistenziale – chiamiamola “esperienza del singolo ” – suggerendo che si potrebbe controllare la vita. Ma proprio questa esperienza esistenziale è indispensabile per consentire una vera trasformazione.
UN SISTEMA STA TENTANDO COSTANTEMENTE DI RIPRODURSI IMMANENTAMENTE.
Se si modifica un componente di un sistema, dopo l’adattamento esso si stabilizza nuovamente. La forma è cambiata, il sistema rimane. Una trasformazione, d’altra parte, implica trascendere il sistema con la necessità impellente di stabilire un punto di riferimento al di fuori del sistema. Nella personalità di tipo manageriale, questo punto di riferimento esistenziale al di fuori del proprio sistema di personalità è solitamente assente. Non è quindi in grado di elevare o trasformare un sistema a un livello nuovo e più adeguato alla vita.
ABBIAMO NUOVAMENTE BISOGNO DI PERSONE CHE SI SIANO DEDICATE AD UNA SCIENZA SOGGETTIVA
e che abbiamo fatto esperienze esistenziali di base prima di assumersi la responsabilità nella società. Nelle primitive società tribali, faceva parte del rituale di sopravvivenza mandare i membri tribali nella solitudine della natura, come parte del loro processo di maturazione giovanile, al fine di stabilire un punto di riferimento al di fuori del loro sistema sociale e tribale come esperienza esistenziale del singolo. Spesso trascorrevano giorni e settimane senza cibo, isolati in mezzo alla natura. Questo processo riguardava letteralmente la vita e la morte, sia per i giovani che stavano maturando, sia per la tribù, la cui sopravvivenza doveva essere salvaguardata. La società moderna, tuttavia, pensa di poter “gestire” la vita e si riproduce costantemente nella sua patogenesi.
ABBIAMO BISOGNO DI PERSONE IN POSIZIONI DI LEADERSHIP CHE POSSANO AFFFRONTARE LA VITA COSÍ COME LA MORTE,
che possano assumere la vera leadership, perché hanno trasceso i propri interessi, e che possano mettere la propria vita al servizio della sopravvivenza dell’umanità o della comunità. Persone che abbiano l’esperienza del singolo e che conoscano il proprio potenziale, che possano quindi intraprendere percorsi creativi per trasformare i sistemi, in modo che questi possano essere utili per la vita piuttosto che per il potere o la paura.
COSA HA A CHE FARE TUTTO CIÓ CON LA SARDEGNA E CON IL PARADISO DIMENTICATO?
Ognuno di noi è un leader. Guidiamo noi stessi e più ci riusciamo, più siamo in grado di guidare altre persone, un’organizzazione o un gruppo di persone. Alcuni anni fa, lavoravo io stesso in una società di consulenza, che si occupava principalmente di grandi aziende. Mi confrontavo quotidianamente con persone e dirigenti, che si aggrappavano ai ruoli e alle maschere che indossavano. Il leitmotiv predominante delle loro azioni erano i principi economici, dietro ai quali si nascondevano, ma non si mettevano piú a servizio di una verità più profonda, né della vita nel suo insieme.
MI RICORDAI DELLA MIA INFANZIA IN SARDEGNA,
delle mie profonde esperienze mistiche in questo luogo, che a quel tempo per me era ancora vergine e incontaminato. Rimasi ugualmente sorpreso da me stesso e dal mio coinvolgimento in queste organizzazioni spesso frastornate. Ho trovato dei parallelismi tra il mio sviluppo, queste aziende, lo sviluppo della Sardegna e della società nel suo insieme: l’alienazione dell’uomo da sé stesso. A quel tempo, desideravo un posto dove potevo essere me stesso. Dove non c’era religione, nessuna fede, nessun guru e, come prima cosa, dove non c´era nessun consulente aziendale. Dove nessuno voleva imporre le proprie convinzioni su altre persone, anche se spesso inconsciamente. Volevo solo essere lì, percepire e sentire. Non volevo conoscere alcun mezzo di comunicazione di massa, nessun seminario di auto-aiuto, arti marziali o tecniche mentali potenzialmente manipolative – volevo solo avere la libertà di installare le mie antenne e avere ricezione, tornando alle mie stesse radici, che hanno milioni di nomi.
ALLORA É NATA L’IDEA DI CREARE UN LUOGO DOVE QUESTO È POSSIBILE. E PRECISAMENTE IN SARDEGNA.
Qui la mediazione tra l’uomo e la (sua) natura dovrebbe essere posta in primo piano – in un modo per il quale, questo viaggio potrebbe essere fatto a proposito senza molta attenzione e certamente senza un insegnante, un istruttore o un guru. Doveva esserci per forza un ritorno indietro! Senza voler essere credente, mi preoccupavo della creazione di un luogo che serva a chi ha il coraggio di abbandonare l‘ “invio“ per aprirsi alla “ricezione“, a chi ha il coraggio di ascoltare i suoni dolci della natura, per fare la propria esperienza esistenziale, che solo lui puó fare e che é silenziosa, mistica e nascosta come il segreto, che deve essere scoperto, e che allo stesso tempo lo rende ancora più indipendente da una società, che sembra andare completamente alla rovina.
QUESTO LUOGO DOVREBBE ESSERE CREATO SULLA BASE DI CIRCUITI CONTINUAMENTE FUNZIONANTI, SOSTENIBILI E NATURALI.
Per questo abbiamo usato i dodici principi della permacultura di David Holmgreen. Questi sono:
1. Osserva e interagisci
2. Cattura e immagazzina energia
3. Ottieni un raccolto
4. Applica l’autoregolamentazione e accetta i feedback
5. Usa e valorizza energia e servizi rinnovabili
6. Non produrre rifiuti
7. Progetta dal sistema verso i dettagli
8. Integra invece che separare
9. Usa soluzioni piccole e lente
10. Usa e valorizza la diversità
11. Usa i limiti e valorizza i margini
12. Usa e rispondi ai cambiamenti con creativitá
L’applicazione di questi principi a un luogo specifico in un contesto vivente rappresenta la vera sfida. Attraverso l’osservazione a lungo termine della natura di una collina di 25 ettari, ricca di storia tra un cimitero storico e un vecchio campo di prigionia del periodo Mussolini a Castiadas – a ca. 1 ora da Cagliari verso la costa orientale della Sardegna – cerchiamo di creare soluzioni, che siano nella migliore armonia possibile con la vita. Su questa proprietà, proprio ai piedi del Parco Nazionale dei Sette Fratelli, si trovavano, come da tradizione, centinaia di ulivi. Abbiamo creato una “food forest” (foresta commestibile) con altre antiche tipologie di frutta, abbiamo trovato erbe per il controllo naturale dei parassiti, dragato chilometri di fossati ad un’altezza lineare, per mantenere l’acqua piovana sulla proprietà e per proteggere dalla minaccia della devastazione, costruito terrazzamenti di pietra, portato energia solare sulla proprietá per pompare acqua, costruito microzone di materia organica e vermi per ottenere terreno di compostaggio. Abbiamo scelto l’argilla come materiale di costruzione degli edifici, con l’obiettivo di non utilizzare né materiali da costruzione né manodopera situati a più di 20 km dal cantiere. Ogni attività, specifica per questo contesto, é stata dovuta essere appresa localmente. La natura non é uguale da nessuna parte. Sebbene la proprietà sia un contesto naturale, non é selvaggia, ma é stata creata dall’uomo. Tuttavia, la logica dietro questo posto non consente alle persone di consumare il loro ambiente, ma di entrare in uno scambio produttivo, rispettoso, grato e creativo con esso. Questo tipo di interazione e relazione dell’uomo con il suo ambiente naturale porta a cambiamenti comportamentali dell’uomo colonizzatore, che è la base per l’esperienza esistenziale di una dimensione dell’esistenza umana, che non è accessibile attraverso la mente.
QUESTA PERCEZIONE SENSIBILE
difficilmente può essere vista nella vita quotidiana della società moderna, dove il sistema nervoso è costantemente sotto tiro. Attraverso l’attivazione costante del sistema simpatico, la reattività del sistema nervoso parasimpatico si atrofizza. Soggettivamente, l’armonia percepita da sé stessi con l’ambiente è necessaria per percepire sé stessi come non più separati da sé stessi.
DA ALCUNI ANNI STO LAVORANDO SULL’ORIGINE DI QUESTO POSTO
in un processo aperto e in costantemente rimodellamento. Se di solito si è abituati ad avere un’immagine chiara e unica nella pianificazione di tali imprese e ad attuarle in modo orientato ai risultati, in questo caso i molteplici cicli realizzati nel contesto di un metodo di lavoro orientato al processo, sono addirittura desiderati. Si puó fare un confronto con la metodologia del progetto nell’informatica: modello a cascata contro uno sviluppo agile. Sebbene questo approccio agile e orientato al processo sia molto faticoso per un architetto e per tutte le persone coinvolte a causa di una riprogettazione più frequente, e sebbene sia anche in gran parte incompatibile con la burocrazia esistente, assicura che non manchi nulla di necessario.
NON SIAMO NÉ OUTSIDER, NÉ HIPPIE, NÉ FISSATI CON L´ECOLOGIA.
Siamo un gruppo di persone che stanno guidando questo progetto, che si conoscono da molto tempo, vivono sul posto e hanno le stesse preoccupazioni e gli stessi valori nella vita. Ciò che tutti hanno in comune è che non hanno imparato solo una professione nella loro vita, ma diverse e che sono più generalisti che specialisti e amano il cambiamento. Finora il finanziamento di questo progetto è stato fornito esclusivamente da me. Si prevede di trasferire eventualmente il progetto a una fondazione. Inizialmente pensavo, che questo progetto avesse un fabbisogno di finanziamento di diversi milioni di euro. Una delle mie conoscenze peró sul modo di lavorare orientato al processo era che i requisiti di finanziamento sono significativamente inferiori e che, al contrario, troppo capitale può essere controproducente, specialmente in tali progetti. Nel complesso, si tratta di un progetto piuttosto piccolo, ma molto delicato: al termine dei lavori, un’area di 25 ettari fornirà spazio a circa 40 persone, che si lasceranno trasformare in e attraverso questo luogo.
QUAL´É IL PROSSIMO PASSO?
Nel 2019, é stato pianificato di completare gran parte della struttura paesaggistica iniziale, di garantire l’approvvigionamento idrico ed elettrico, di completare i primi due edifici in argilla e di costruire un piccolo ristorante pop-up vegano. Per il 2020 é stata pianificata la costruzione di un terzo edificio in argilla e, a maggio, l’apertura del ristorante e del nuovo orto aperto al pubblico, nonché l’inaugurazione della piscina “Aguahara” come laghetto biologico, quest’ultima é solo una delle particolaritá di questo luogo. Da quel momento in poi, verrá aperto lo spazio per gli ospiti – dagli studenti ai dirigenti. I volontari sono già benvenuti. Inoltre, durante il processo di costruzione, offriremo almeno quattro seminari per rendere le tecniche di costruzione naturali accessibili a un pubblico più ampio. Questi verranno resi noti con largo anticipo. Il mio compito è garantire che queste “caratteristiche speciali” del luogo possano essere visibili e vissute, perché voglio che l’esperienza della responsabilizzazione personale sia aperta a tutte le persone. Ma una responsabilizzazione attraverso l’esperienza personale può esistere solo esistenzialmente. Questo processo a volte può richiedere minuti o anni, molte persone non ci riescono nemmeno in tutta la loro vita. Proprio come la piantagione di un albero porta i frutti solo anni dopo, anche l’esperienza dell‘autoconsapevolezza non è un articolo per lo shopping su internet. Richiede la capacità di concentrazione, sensi chiari, un senso di consapevolezza ricettivo, forza di volontà, coraggio e tenacia per rimanere sintonizzati. Un percorso per cui ne vale la pena sotto ogni aspetto e che, dal mio punto di vista, é indispensabile in vista delle sfide imminenti. Esso riapre gli occhi al paradiso, invece di vedere solo gli alberi nella foresta. Sebbene a volte sia difficile da credere, non abbiamo mai perso il potenziale per immergerci nel misticismo delle foreste sarde e per vedere il bagliore degli occhi dei pastori sardi nei nostri occhi. Vorrei che non solo trovassimo il paradiso dentro e fuori, ma che raggiungessimo anche il delicato equilibrio per poterlo mantenere. Siate partecipi!
infine, vorrei invitarvi a fare un piccolo esperimento: qualunque cosa voi abbiate pensato o letto negli ultimi minuti: supponete che questo sia stato prodotto dai vostri occhi o dal vostro cervello. Cosa cambiereste di questa storia, se poteste controllare pienamente i vostri pensieri, le emozioni, le conseguenze e il vostro corpo? Diventate l’autore consapevole di questo testo e della vostra vita!